mercoledì 16 marzo 2016

insolvibile speranza






“E non tra poco, già ora, anche se non ve ne accorgete, un vortice travolge le vostre anime, che anche mentre cercano di sfuggire non rinunciano ai loro desideri e ora vengono sollevate in alto, ora sprofondate nell'abisso”. (Seneca: de vita beata)


Nell'attuale condizione a noi non rimane che provare di ravvivare un barlume di tenue speranza, di rammemorare la suprema vastità trascendente connessa alle nostre origini splendenti. In ogni caso, dovremmo confidare nell’insospettabile nostra ultima risorsa interiore in grado di poter forare la matrice dell’inganno propriamente definito come Arcontico, ovvero, atavicamente operato dagli Arconti.






L’esercizio della Vita Fiorente consisteva nel cogliere la forza germogliante che si manifesta innanzitutto nel mondo vegetale
Mentre si cammina o mentre si sta all’aria aperta si possono formulare pensieri augurali…La forza augurale in noi si unisce alle forze eteriche-vitali che nell’universo portano crescita.
Questo atteggiamento deve diventare un tratto del temperamento. Ovvero bisogna diventare persone bene-auguranti, innanzitutto col pensiero e col sentimento, quindi come naturale condensazioni delle prime due facoltà, con l’azione.
L’esperienza è connessa anche con il ripetuto esercizio della Venerazione…L’esercizio della venerazione genera per metamorfosi la forza della benedizione.
Si alimenta in tal modo in noi una forza solare che agisce “dall’alto verso l’alto”.


Il termine palingenesi*, (dal greco palin, «di nuovo» e génesis «creazione, nascita» ovvero «che nasce di nuovo») si adottava per indicare lo stato di aumentata consapevolezza della coscienza iniziata alle verità dei Sacri Misteri, in virtù dei quali la persona realizzava quella condizione massimamente “felice” definita come “seconda nascita”.
Sia per gli orfici che per i pitagorici, questa visione del destino individuale venne a inquadrarsi in una visione necessariamente più ampia che abbracciava la totalità universale.
La palingenesi non denota l’azione di un agente sovraumano che irrompe nella nostra identità più profonda, piuttosto, riguarderebbe la perfetta reminiscenza, che, attraverso un definito percorso preparatorio si accende nell’animo adeguatamente formato e naturalmente predisposto.
L’essenza dei Misteri non mirava tanto a un processo di auto-deificazione, bensì, attraverso l’accrescimento di una consapevolezza superiore che innanzitutto interessava il progressivo ridimensionamento dell’ego volgare, di ottenere la possibilità di una connessione felice = massimamente consapevole, con la verità estatica pervadente l’interezza del cosmo. La capacità di estendere la propria sensibilità oltre i limiti cognitivi stabiliti dalla mente è la prerogativa dell’arte e della poesia, circostanze che non a caso derivano dalla facoltà dell’ispirazione, la quale è connessa alla veggenza/estasi.
E’ la sostanza di un principio drammatico rischiarato a seguito del contatto intimo con determinati aspetti del mondo naturale, per il quale si genera un impeto di straordinaria vitalità che è totalmente estraneo alle aspettative ordinariamente imposte dall’ego. L’euforia dell’iniziato, sostanzialmente, riguardava la condizione maggiormente felice (centrata) dell’essere istantaneamente congiunto ad ogni frequenza vitale portata dagli elementi naturali – egli, appunto, fu detto “risvegliato” in quanto avente la coscienza con-suonante con ogni parte di Terra/Gaia (prima madre).  
La rinascita iniziatica benché origini come presupposto fondante dall’affinamento dei sensi, predispone la persona a travalicare infinitamente la medesima gabbia sensoriale attraverso una suprema intuizione (illuminazione interiore) in grado di elevarci dall’interno di noi stessi.
Illuminazione anche corporea dunque, poiché il corpo mediante l’affinamento dei sensi diviene egli stesso coscienza cosmica.
Questo perché la luce fisica è intesa essere la diretta e maggiormente immediata promanazione sensibile dell’Intelligenza invisibile e, come pura emanazione sensibile, la luce reca in sé la primordiale memoria creativa delle origini splendenti, che sono ineluttabilmente confuse alla manifestazione sensoriale. Ottenere quest’amplificazione dei sensi richiede una specifica formazione o preparazione della persona, ciò sarebbe estremamente necessario affinché la scoria terrena non ottenebri la percezione superiore cui la coscienza è destinata.
La formazione iniziatica, (disciplina felice) verteva innanzitutto sulla capacità di poter tradurre le “frequenze sottili” veicolate dalla Luce Organica, dove l’identità solare diviene prima Luce del Mistero Chiarificante e generativo.
La cognizione elevata riguarda un procedimento intuitivo di “salvezza” basato non solo su una “sofferenza redentiva” poiché a questa condizione deve necessariamente seguire una profonda “beatitudine rigenerativa”. 
Da questa percezione fondamentale si comprende come nelle realtà spirituali nulla può essere imposto ma unicamente evocato, richiamato dalle profondità del nostro essere intrinsecamente avvinto all’anima, che è anima mundi e che rimane sconosciuta a quanti sovrappongono l’immedesimazione narcisistica determinata dalle fissazioni dell’ego; predisponendosi in tal modo ad una completa condizione di schiavitù esistenziale.
Con la qualifica di "filosofo" dovrebbe essere identificata unicamente quella persona non satura di una saccente quanto arida speculazione solo intellettuale, ma, bensì, solo chi è in grado di esperire la radiosità divina dalle emanazioni naturali. Apuleio nella storia dell’Asino d’oro a proposito degli esiti dell’iniziazione racconta l'esperienza dello “scorrere attraverso gli elementi”, intendendo con ciò l’estinzione dell’ego al culmine della fusione estatica con quanto struttura la trama invisibile del cosmo. In questi termini acquisisce di senso la definizione di “stirpe eretta” - non “eletta” - che i seguaci della Gnosi attribuivano a se stessi, poiché il significato dello stare ritto in piedi nell’uomo ha un fondamento metafisico, egli è “antenna sensibile” posta tra terra e cielo e predisposto ad elaborare liricamente/estaticamente le emissioni celesti quanto le correnti telluriche.
Cosa poi è da intendersi come “condizione estatica” sarebbe il tema di un discorso a parte, questo termine si presta a molteplici fraintendimenti, ma, sostanzialmente, volendo definire con estrema semplicità, ottenere la percezione estatica non sarebbe altro che sconnettere l’azione della mente, amplificando in noi il fluire della corrente vitale sebbene tale percezione possa essere contenuta solo in pochi istanti, la finalità è nell'oltrepassare infinitamente la griglia della mente razionale, dilatando nella coscienza la qualità dell'empatia ad una misura e significato di fatto inesprimibili. 
Il nostro fine nell’attuale dimensione, peraltro ormai tale finalità è praticamente inattuabile, sarebbe “soltanto” quello di operare sinergicamente con i ritmi del pianeta, accrescendo mediante una forma d’istruzione sublime la primordiale intuizione d’armonia che in esso respira, dunque, di vivere in appagata reciprocità con il “corpo emozionale” della divinità, individuato appunto nell’identità stessa della Terra (Magna Mater).
Questo è l’effetto di una prefigurazione propriamente “paradisiaca”, che per la persona è necessario poter evocare stando tuttora ancorata nell’attuale dimensione fisica.


 


 
 
 
*Considerazioni desunte dal libro “non a sua immagine” di John Lamb Lash – editori UNO anno 2013-